Notizie
Golfo del Messico, continua la fuoriuscita del greggio dalla piattaforma BP
15/05/2010
di Giovanni Iozzia
L’ira di Barack Obama che chiede il totale indennizzo dei danni e annuncia regole più severe per le autorizzazioni alla trivellazione. Intanto in Italia non si fermano i rincari del carburante
|
Il petrolio che ha inondato il Golfo del Messico, fuoriuscito a causa di una incidente sulla piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, anzi, peggio, ha fatto infuriare il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Nell’ultima riunione di Gabinetto, Obama ha definito «ridicolo» il comportamento delle compagnie petrolifere e tutte le agenzie del mondo hanno riportato la sua dichiarazione in merito: «Devo dire di non aver apprezzato quel che considero uno spettacolo ridicolo nel corso delle udienze al Congresso su questo tema. Si sono sentiti dirigenti di BP, Transocean ed Halliburton accusarsi reciprocamente e puntare il dito dell'accusa per condannare qualcun altro». «Lasciatemi dire che è una rabbia e una frustrazione che condivido in quanto presidente – ha inoltre rassicurato Obama - e vi garantisco non ci fermeremo fino a quando la fuoriuscita di petrolio non sarà fermata. Faremo ricorso a ogni risorsa disponibile». Adesso la BP non solo dovrà rimettere tutto a posto ma dovrà anche ripagare i danni causati.
Adesso sarà molto più difficile ottenere i permessi per effettuare le trivellazioni sottomarine. Fino ad ora era una cosa abbastanza semplice. Le autorità americane, nel passato, hanno infatti dato via libera ad una serie di trivellazioni petrolifere, in particolare in Alaska e nel Golfo del Messico, senza che ci fossero tutti i permessi necessari richiesti dalla legge in vigore. Secondo il quotidiano New York Times, l'agenzia federale che dà i permessi, il Minerals Management Service (Mms), ha autorizzato trivellazioni perfino senza il parere positivo del National Oceanic Atmospheric Administration (Noaa), che è l'agenzia responsabile per la protezioni delle specie minacciate e per i mammiferi marini; e lo ha fatto anche quando il Noaa avesse avvertito del potenziale pericolo dell’impatto negativo del pozzo sull'ambiente con l’ambiente circostante. Il presidente Obama ha innanzitutto messo in atto una moratoria di 30 giorni e nel contempo ha dato incarico al segretario all'Interno Ken Salazar di attuare in tempi rapidissimi una radicale riforma del Mineral Management Service, appunto l'ente che rilascia i permessi. Quindi, come auspicato da più parti, le trivellazioni non si fermeranno ma dovranno essere attuate con maggiori criteri di sicurezza e attenzione nei confronti dell’ambiente.
Nel frattempo la marea nera, di gran lunga superiore a quella indicata in un primo tempo, si sta sempre più espandendo lungo le coste di Louisiana, Alabama e Florida. Tesi confermata dopo lo studio delle immagini relative al guasto che ha provocato la fuoriuscita di greggio, effettuato da un team di scienziati guidati dal professore Steve Weely della Purdue University. Immagini che la BP ha fornito con grande ritardo con la semplice e banale scusa che «nessuno le aveva richieste». La conclusione a cui gli scienziati americano sono giunti è che ogni giorno si riversa in mare un quantitativo di greggio pari ad una cifra tra i 56 e gli 84 mila barili invece dei 5 mila stimati dalla BP. Per arginare il disastro, che rischia di coinvolgere circa 600 chilometri di costa, il governo americano sta impiegando 13 mila uomini con l’innalzamento di barriere di contenimento e assorbimento oltre a 712 litri di sostanze disperdenti che sono già state spruzzate. Inoltre è stato previsto l’utilizzo sottomarino delle sostanze chimiche, autorizzato dalla Guardia Costiera e dall’Agenzia di protezione ambientale dopo che alcuni gruppi di ecologisti avevano avanzato timori per le ripercussioni negative che avrebbero potuto avere nei confronti della fauna e della flora, in particolare per l’industria della raccolta dei gamberi. Riportare tutto alla normalità sarà difficile, dispendioso e comporterà tempi molto lunghi.
In Italia, intanto, aumenta ancora il prezzo del carburante. Mentre nel Golfo del Messico si spreca provocando un disastro ambientale e sui mercati internazionali il barile di greggio cala di prezzo, le compagnie nostrane rincarano. La Shell, dopo un primo aumento fatto subito dopo Pasqua, aumenta ancora il prezzo a 1,439 al litro per la benzina verde mentre il diesel sale a 1,259. La Erg ha aumentato solo il diesel di 0,5 centesimi a 1,249 al litro. La Esso porta la benzina verde a 1,421 al litro e il diesel a 1,248. La Q8 rincara il diesel di 0,5 centesimi portando il prezzo a 1,259. L’Agip, anche lei dopo quello già effettuato a Pasqua, ha aumentato di 1,4 centesimi il prezzo della verde e di 1,7 centesimi quello del diesel portandoli rispettivamente a 1,422 e 1,252 euro al litro. Ma, smentendo il fatto che i governi nazionali, e nella fattispecie quello italiano, non possono fare nulla per frenare gli aumenti, l’Adoc ha pubblicato l’elenco delle accise che pesano su un litro di carburante, introdotte nel corso dei decenni e mai annullate: 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935, 14 lire per la crisi di Suez del 1956, 10 lire per il disastro del Vajont del 1963, 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966, 10 lire per il terremoto del Belice del 1968, 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976, 75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980, 205 lire per la missione in Libano del 1983, 22 lire per la missione in Bosnia del 1996, 0,020 euro per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004. «Occorre abolire le accise introdotte per eventi eccezionali dal 1935 al 2004, e poi rese permanenti, per totale di 30 centesimi sul prezzo al consumo di un litro di benzina – ha dichiarato Carlo Pileri, presidente dell’Adoc - molte delle accise furono introdotte in seguito ad eventi eccezionali e temporanei. Nonostante la fine della situazione straordinaria, le tasse non sono state abolite. Con il risultato che oggi siamo costretti a pagare un balzello di 0,30 euro per situazioni che hanno avuto la loro fine anche 70 anni fa. Solo queste accise incidono sul costo finale delle benzina per il 21%, tagliandole si otterrebbe un risparmio di circa 360 euro l’anno per automobilista».
|
| |
|
|