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Toyota: stop alla produzione


14/04/2011

di Grazia Dragone

Cinque stabilimenti europei fermeranno la produzione per l’assenza di componenti


Toyota: stop alla produzione Il drammatico sisma del Giappone mette in ginocchio anche i colossi produttivi del Sol Levante. Tra questi spicca il gigante dell’automobile Toyota, ancora in affanno in seguito al catastrofico evento naturale avvenuto l’11 marzo scorso.

Un comunicato ufficiale ha reso noto la decisione di fermare la produzione di ben cinque stabilimenti europei del marchio. Gli impianti, dislocati in Gran Bretagna, Francia, Polonia e Turchia, subiranno uno stop per il difficile approvvigionamento dei componenti provenienti dal Giappone. La produzione sarà fermata per un periodo compreso tra la fine di aprile e i primi di maggio, quando si riprenderà, ma a ritmi ridotti, per ottimizzare la gestione dei componenti.

Nello specifico, la decisione riguarda gli impianti Toyota di Burnaston (Gran Bretagna), di Adapazari (Turchia) e Onnaing (Francia), cui si aggiungono gli stabilimenti di Jelcz-Laskowice (Polonia) e Deeside, in Galles. Il fermo produttivo avrà, tuttavia, ripercussioni limitate, in quanto alcuni degli impianti coinvolti avevano già pianificato di festeggiare alcune ricorrenze pubbliche o aziendali: Burnaston il 22, 25, 29 aprile e il 2 maggio; Onnaing il 25 aprile e Jelcz-Laskowice il 25 aprile e il 2 e 3 maggio.

Si sospenderà, quindi, la produzione dei modelli Avensis, Auris e Auris HSD a Burnaston, dove lavorano circa 2.500 operai; la Yaris a Onnaing, la Verso e la Auris ad Adapazari.

Didier Leroy, Presidente e CEO di Toyota Motor Europe ha dichiarato che: “Nonostante la maggior parte dei componenti dei veicoli arrivi da fornitori europei, Toyota sta avendo alcune difficoltà nella catena di fornitura interna. Attraverso questa variazione della produzione europea ci stiamo adattando alla situazione attuale, senza interrompere le consegne dei veicoli ai nostri clienti”.
“In questo momento”, ha aggiunto, “abbiamo un doppio obiettivo: supportare la ripresa del Giappone e tornare il prima possibile alla normalità in Europa, per soddisfare le richieste del mercato”.

Il costruttore aveva recentemente fermato anche gli stabilimenti del Nordamerica per le stesse ragioni.


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