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Usa: videogames violenti anche per i minori


29/06/2011

di Gianni Lo Russo

La Suprema Corte della California ha considerato incostituzionale il divieto di vendita di videogiochi.


Usa: videogames violenti anche per i minori Fa molto discutere la decisione presa dalla Suprema Corte Californiana circa la liberalizzazione dei videogiochi violenti (killer games) anche per i minorenni. Indubbiamente, la sentenza emessa dalla Corte americana non farà piacere ai genitori e alle famiglie che già ogni giorno sono costrette ad affrontare il problema delle troppe ore che i figli trascorrono davanti ai videogames.

È quasi certo che a breve sarà avviata una protesta da parte delle associazioni dei genitori americani che considerano estremamente negativa e antieducativa la decisione presa dallo Stato californiano. La motivazione principale che ha spinto la Suprema Corte a pronunciarsi in tal modo si fonda sulla incostituzionalità della legge che vieta la vendita dei videogames. Negli States non può essere limitata in alcun modo la vendita o la diffusione dei videogiochi anche se il loro contenuto presenta scene violente e sanguinarie.

Il problema è molto delicato e si protrae ormai da molti anni, a detta dei genitori i giochi elettronici violenti sono una delle cause principali di comportamenti aggressivi dei figli che, talvolta, possono provocare anche situazioni di pericolo.

La sentenza emessa dalla Suprema Corte americana è solo l’ultimo atto di un procedimento che partì nel 2005 dinanzi la Corte d’Appello di Sacramento, capitale dello stato californiano. Il ricorso riguardava la costituzionalità o meno della legge sul divieto di vendita dei videogiochi. Tale provvedimento legislativo fu disposto dal Governatore della California Arnold Shwarzenegger che su consiglio dello psicologo infantile Leland Yee decise di proibire la vendita e il noleggio ai minori dei cosidetti killer games. In caso di mancato rispetto di questa disposizione le sanzioni potevano prevedere pene pecuniarie di anche 1.000 dollari.

I videogiochi che suscitarono maggiori questioni per le loro scene cruente furono soprattutto Grand Theft Auto e Carmageddon che si inseriscono nella categoria dei Racing Games, ma che a detta dei genitori non erano per niente educativi ed istigavano alla violenza. I principali contestatori della legge che vietava la vendita dei videogames sono stati colossi dell’e-enterteiment come Disney e Sony i quali non si rassegnavano all’idea di veder ridotti drasticamente i loro profitti.

Le ultime conclusioni della Suprema Corte americana hanno dato ragione ai produttori di videogames e le motivazioni principali della sentenza sono state: «Anche se lo Stato detiene la facoltà legittima di proteggere i bambini, questo non include il potere indiscriminato di censurare le idee alle quali i bambini possono essere esposti … A differenza del materiale di natura sessuale, in America non c’è tradizione che limita l’accesso dei bambini alla violenza, come dimostrano tante favole sanguinarie e crudeli, da Hansel e Gretel a Cenerentola e Biancaneve che da sempre facciamo leggere ai nostri piccoli».

Il problema è più delicato di quanto si immagini ed è necessario impedire che i minori vengano sensibilmente condizionati da scene violente che potrebbero provocare gravi squilibri psicologici. Non si può permettere che interessi economici vadano ad intaccare la salute di soggetti deboli quali sono i bambini ed è su questo punto che i genitori americani si stanno battendo.

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