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Continua lo sciopero delle bisarche
24/03/2012
di Giovanni Iozzia
Dopo un mese di fermo dei mezzi che trasportano le auto il settore è in ginocchio. La Fiat sospende la produzione in diversi stabilimenti
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La Fiat è stata costretta a fermare l’attività a causa dello sciopero delle bisarche, i grandi camion che trasportano le vetture. L’agitazione è in corso da oltre un mese e sta provocando ingenti danni alle aziende produttrici di automobili. Negli ultimi giorni, poi, sono stati registrati numerosi atti di violenza, di minacce e di intimidazioni a coloro che non hanno aderito alla protesta; sono stati perfino incendiati alcuni mezzi. La rivendicazione principale dei bisarchisti riguarda la questione delle tariffe, che per i cosiddetti subvettori sono di poco più di un euro al chilometro a fronte di spese che arrivano e superano 1 e 70 euro al chilometro. Un primo tavolo di confronto c'è stato ma non ha portato ad alcuna conclusione positiva.
«Il proseguimento dello sciopero dei servizi di autotrasporto vetture a mezzo bisarca – scrive la Fiat in un comunicato stampa - al quale aderisce una minoranza di associazioni di categoria, sta fortemente danneggiando le attività del settore automotive italiano. Le aziende automobilistiche stanno subendo gravissimi danni in conseguenza dello sciopero in atto da oltre un mese. Lunghi e numerosi ritardi nelle consegne del prodotto ai concessionari e ai clienti comportano pesanti conseguenze sulle fatturazioni e sulle immatricolazioni in Italia e all’estero». «I danni sono particolarmente gravi per Fiat Group Automobiles – continua la nota - che è stata costretta a fermare più volte l’attività in alcuni stabilimenti italiani, con rilevanti perdite economiche per l’azienda e per i lavoratori. Anche le quote di mercato saranno evidentemente influenzate in modo negativo. Per la prossima settimana sono già programmate ulteriori fermate produttive. In particolare lo stabilimento di Cassino sarà chiuso nei giorni 27, 28 e 29 marzo, mentre il Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco, dove viene prodotta la nuova Panda in fase di lancio in Europa, si fermerà nei giorni 26 e 27 marzo». «Ad oggi non si vedono segnali - conclude la Fiat - che possano far pensare alla fine dell’agitazione e anzi la situazione sembrerebbe in peggioramento con il verificarsi di numerosi episodi di violenza tra cui incendi di automezzi, minacce ed aggressioni ad autisti che non aderiscono allo sciopero. Il danno economico provocato dall’agitazione sta diventando insostenibile per il settore automotive italiano, già fortemente toccato dall’andamento del mercato».
Anche i sindacati sono assolutamente contro questa agitazione, nella sostanza e nella forma. «E’ un'agitazione irresponsabile e odiosa – dice il segretario generale della Fismic Roberto Di Maulo - perché si ripercuote soprattutto sui lavoratori del settore auto, costretti a lunghi periodi in cassa integrazione', ed è urgente che qualcuno intervenga». «E’ molto grave che prosegua lo sciopero dei bisarchisti – interviene Giovanni Sgambati della Uilm Campania - senza che si trovi una soluzione ragionevole». Un po’ diverso l’atteggiamento della Fiom. «Il conflitto – sostiene Giorgio Airaudo del comparto Auto - è effetto dell'esternalizzazione dei trasporti da parte della Fiat. E' grave che anche questo problema venga scaricato sui lavoratori che pagano tutte le conseguenze di politiche aziendali sbagliate. L'azienda risolva la questione anche per poter affrontare i problemi che purtroppo hanno sul mercato i suoi prodotti».
«L'agitazione, in corso da più di un mese, degli addetti al trasporto delle auto con le bisarche – afferma Piero Arduini, presidente di Unionmeccanica Confapi (40mila imprese attive in tutta Italia che occupano 450mila addetti - sta creando notevoli problemi anche al sistema delle pmi che ruota attorno al comparto dell'automotive». «E' chiaro che anche il comparto dell'autotrasporto con bisarche – continua - vive una situazione difficile ma è necessario, vista la difficile congiuntura e la delicatezza del momento che sta attraversando l'economia, che tutte le parti in causa assumano un atteggiamento di grande responsabilità». «Non è con il muro contro muro – conclude Arduini - che si possono risolvere i problemi che dobbiamo affrontare e tanto meno quelli legati alla metalmeccanica e all'automotive in particolare. Non dimentichiamo, poi, che questa situazione accrescerà certamente l'uso della cassa integrazione anche nelle pmi del settore».
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