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Decreto assicurazioni, ancora polemiche


09/02/2014

di Giovanni Iozzia

Dopo avere ritirato il vecchio Decreto secondo le associazioni di categoria il Governo ne ripropone un altro con norme simili


Decreto assicurazioni, ancora polemiche Non c'è stato neppure il tempo di festeggiare per lo stralcio dell'articolo 8 del Decreto legge 145/2013 da parte delle categorie interessate, Aneis in testa, l'Associazione Nazionale Esperti in Infortunistica Stradale, che il Governo, attraverso il ministro Flavio Zanonato ha riproposto un nuovo Decreto che contiene più o meno le stesse norme del precedente.
Questa, almeno, è la lamentela avanzata da tutti i soggetti interessati.

Nelle scorse settimane tutte le associazioni del settore, con i carrozzieri in testa, si erano mobilitate contro la nuova norma che prevedeva una serie di obblighi tutti in favore delle assicurazioni.
Nelle intenzioni del Governo sembrava esserci l'obiettivo di abbassare l'ammontare della Rc auto consentendo, però, che le assicurazioni potessero liquidare i danni in base alla tariffe stabilite dalle officine con essere convenzionate. Il timore era quindi quello che in questo modo non solo si instaurasse una sorta di monopolio ma si abbassassero notevolmente i parametri di qualità.

In vista dell'approvazione prevista del Decreto c'erano state diverse proteste e altre mobilitazioni erano previste nei giorni precedenti al 22 febbraio, data ultima prima che il Decreto stesso decadesse.
Adesso il Governo ha cambiato le cose ma in maniera da lasciare insoddisfatti tutti coloro che non erano d'accordo e che rimangono dell'idea che la norma favorisca troppo le assicurazioni.

«Insomma, se no xe suppa xe pan bagna’ - ha dichiarato il presidente dell’Aneis Luigi Cipriano (nella foto) -. Non è cambiato nulla? Non conosco tutto il testo del Ddl ma dai vari comunicati che ho letto la ratio alla base della proposta sembrerebbe essere la stessa. Viene pubblicizzato, e i politici ci credono, come la panacea di tutti i mali, il modo per risollevare l'economia italiana (ma meglio sarebbe dire un modo per far raddoppiare gli utili alle Compagnie). Viene pubblicizzato che la riduzione sarà di un quinto del costo della polizza, ma nessuno dice che il costo della polizza non è l'importo che effettivamente si paga, bensì il costo netto della polizza, SSN Tasse e accessori vari esclusi e ciò significa che su un costo complessivo di 1.000 euro il premio puro è massimo 500 e lo sconto non sarà 200 euro ma al massimo 100 euro, non di più».

«Ma per tale sconto - ha aggiunto Cipriano - si dovrà rinunciare a farsi curare da medici di propria fiducia, si dovrà rinunciare a scegliere la carrozzeria presso la quale far riparare la macchina, si dovrà installare la scatola nera che registrerà quante volte andiamo a casa e a che ora ci andiamo e a quale velocità, non potremo cedere il credito, ad esempio, al riparatore che ci ripara la macchina e, come ora succede, va a batter cassa direttamente dalla compagnia con l'istituto della cessione del credito. Sarà una limitazione totale, e non sappiamo cos'altro c'è sotto perché tutto potrebbe essere un vero specchietto per le allodole, un modo per attirare l'attenzione e poi sparare la vera bordata che nessuno si aspettava che, ovviamente, sarà sempre e solo volta a danneggiare ulteriormente le vittime dei sinistri e del cittadino in generale».

«Staremo a vedere - ha concluso Cipriano -, l'Aneis non concederà tregua. Normalmente non lo facciamo, ma se necessario siamo pronti a scendere in piazza con tutti i nostri clienti danneggiati e , tutte persone, queste, che si sentono tradite e prese in giro».

Secondo l'Aneis e tutte le altre associazioni, leggi di questa importanza «devono essere concordate, non possono essere scritte solo dai politici, devono esser programmate, discusse, valutate anche degli operatori e dalla parti, gli interessi in gioco sono importanti, ma soprattutto entra in gioco la salute, un bene costituzionalmente garantito, e il lavoro, un diritto di tutti i cittadini».
La proposta è dunque quella di creare un tavolo tecnico tra il Governo e tutti i soggetti interessati dalla nuova norma per discuterne contenuti, modalità ed effetti. Un tavolo che, ovviamente, abbia dei tempi contingentati che non superino i due mesi.


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