Dove la strada danza: emozioni e tornanti a cielo aperto in MX-5
05/11/2025
di Lorenzo Pollini
Prima, seconda, il tornante arriva rapido: un punta-tacco deciso, la scalata entra bene, il sound si fa più energico, il muso entra tagliente nella curva...
Una fresca e soleggiata giornata di autunno, tre amici, una Mazda MX5 roadster ed una Giulia preparata, un nastro di asfalto che serpeggia fra le montagne abruzzesi. Gli ingredienti perfetti per una Domenica adrenalinica. Come anticipavo nella puntata precedente, la piccola giapponese è una creatura amabile nel passeggio urbano – sicuramente non potrete andarci a fare pazze spese all’Ikea o magari pensare di caricarci la spesa per tutta la famiglia, ma per quello esistono i SUV , no? È infatti fra i tornanti che la Mazdina riesce a tirar fuori il meglio di sé, ed a lasciarti con quel sorrisino da ebete fra le guance.
Test Drive tra i tornanti con la Mazda MX-5 SkyActive G Agile. Quel volante fra le mani dalle apparenze così innocue, è come se fosse un’estensione del tuo corpo: basta un semplice accenno di movimento e la vettura cambia direzione con la stessa leggerezza di uno slalomista in discesa fra i paletti. Danzare fra le curve diventa in poco tempo il tuo nuovo hobby domenicale, ritmato solamente dall’uso del cambio: deciso e preciso come pochi, una lama calda in grado di affondare chirurgicamente nel burro. Prima, seconda, il tornante arriva rapido: un punta-tacco deciso, la scalata entra bene, il sound si fa più energico, il muso entra tagliente nella curva ed il posteriore si chiude con quel lieve alleggerimento che ti strappa un piccolo sorriso. 132 Cavalli potrebbero sembrar pochi, ma riescono a farti star bene facendoti divertire al punto giusto, in sicurezza, senza mai portarti all’eccesso anche disinserendo i controlli in modalità Track: una sorta di George Clooney in versione giapponese, col suo perfetto equilibrio fra charme, divertimento e misura.
Certo, l’architettura del propulsore porta ad un’elasticità di coppia contenuta ai bassi regimi, avvertibile soprattutto in alcuni tratti tortuosi di salita, situazioni dove la verve con la quale la si vorrebbe affrontare non si rispecchia sul pedale e porta naturalmente a fare alcuni ragionamenti: chissà la versione 2.0 da 184 cavalli cosa potrebbe fare fra queste curve? A questa domanda non c’è al momento una risposta, ma sicuramente posso dire che per mio gusto personale avrei riservato l’allestimento Homura, quindi un impianto frenante dedicato e sedili a guscio Recaro per evidenziare il dinamismo da pista, solamente ad una declinazione di potenza superiore – ma che purtroppo qui in Italia, col model year 2025, non è al momento disponibile.
Assetto sportivo della Roadster Il sound, il cambio fulmineo e la seduta bassa da terra sono però alcuni degli elementi vincenti che riescono a riequilibrare questi dubbi, creando un mix speciale di sensazioni ed emozioni che spazza via qualsiasi pensiero dai 3500 giri/min in su; qualcosa in grado di farti dimenticare che se le tiri il collo l’abitacolo potrebbe facilmente diventare una sauna, che alcune plastiche degli interni risultano cheap, o banalmente che anche un po’ di pioggia sulla capote può diventare una tortura cinese; potrei dire anche che i freni a 4 pompanti firmati Brembo non mi hanno convinto appieno lasciandomi meno confidente in alcune staccate, che i vani portaoggetti nell’abitacolo sono praticamente inesistenti, che la visibilità in alcuni inserimenti è molto limitata e che quasi 40000 euro per portarsi a casa il 1.5 Homura forse non sono affatto pochi, ma...
Guardarla ti fa stare bene. Guidarla ancora di più, specialmente scorgere dalla seduta quelle due nervature che salgono dai gruppi ottici e si distendono lungo il cofano, riflettendo il mondo con giochi di luce ammalianti e pronte a ricordarti che stai guidando qualcosa di speciale: un battito di vita in un panorama automobilistico assopito.
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