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Marchionne: pronto a lasciare, ma poi smentisce
04/08/2011
di Grazia Dragone
L´ad del Lingotto al Centre for Automotive Research di Traverse City guarda al futuro del gruppo Fiat-Chrysler
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E’ un Marchionne a tutto campo quello che emerge dal discorso tenuto al Center for Automotive Research di Traverse City, appuntamento annuale dell'industria automobilistica americana, dove l’ad del Lingotto ha anche annunciato un suo possibile ritiro, con ripercussioni subito negative per il titolo Fiat, che incassa un -1,7%. Ma la data appare lontana, nonostante abbia indicativamente stabilito il 2015, come termine ultimo della sua permanenza alla guida del gruppo automobilistico. Il portavoce di Chrysler, Gualberto Ranieri, ha rassicurato che “si è trattato solo di una battuta”.
Il suo erede sarà, con molta probabilità, scelto tra i 22 membri del neonato Group executive council, il nuovo comitato esecutivo congiunto Fiat-Chrysler varato recentemente, e che avrà il difficile compito di gestirne le strategie. La guida di Fiat-Chrysler sarà ereditata, ha detto, “dal dirigente che verrà dopo di me, spero dopo il 2015. Forse un anno più tardi, non so. Ho 59 anni. Quel che è certo è che ci sarà qualcuno dopo di me”. Tuttavia, ha invitato a “non concentrarsi sulla data ma sul processo. Ho sempre creduto che il mio successore debba arrivare dall'interno. La nostra squadra di management, con 22 executive di nove nazionalità, è progettata per essere un banco di prova per la gestione. È più che probabile che il mio successore venga da questa struttura”.
“Sarà una banda di nomadi”, ha dichiarato per allontanare le voci di un possibile trasferimento oltreoceano della sede storica della Fiat. Con riferimento a Chrysler, di cui Fiat controlla il 53,5%, Marchionne ha indicato che entro la fine di agosto il board del gruppo di Detroit avrà “una configurazione finale”. Rinviato, per ora, un collocamento in Borsa di Chrysler, per la continua fibrillazione dei mercati.
“Non c’è spazio tra Fiat e Chrysler”, ha detto ancora, “per i nazionalismi o per cercare di essere padroni l'uno dell'altro. Non è una fusione in un’entità omogenea, ma un mosaico in cui tutti i pezzi si integrano alla perfezione e mantengono la loro identità”. Non mancano le stoccate ai sindacati nostrani. “Negli Stati Uniti industria, governo, sindacati e istituzioni finanziarie hanno lavorato, insieme, fianco a fianco per fare molto di più che salvare semplicemente l'industria dell'auto. E’ quel lavoro di squadra che in Italia manca”.
In Italia, spiega: “ci sono sette sindacati e nessuno di loro è realmente rappresentativo. Se vogliamo un futuro, dobbiamo lavorare insieme per il successo comune”. Marchionne cita Alice nel Paese delle Meraviglie: “Abbiamo avuto il coraggio di sognare”, ha detto. E sottolinea come la concorrenza cinese possa determinare grossi rischi per il settore autompotive: “Producono quasi interamente per il mercato interno, ma hanno significativi piani per l'export. Anche se venderanno all'estero il 10% della produzione, il rischio che corriamo sui nostri mercati è gigantesco”.
A margine del suo intervento a Traverse City, Marchionne ha parlato anche della situazione politica italiana: “Sto con Giorgio Napolitano”, ha affermato, “è arrivato il momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa confusione. E' necessario avere una leadership più forte che ridia credibilità al Paese”. Ed ancora: “Abbiamo un grande problema di credibilità del Paese. Ovviamente non tocca a me fare nomi, non è il mio mestiere. Ma il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in Italia e tutto ciò ci danneggia moltissimo. C’è chi ha compiuto anche scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri paesi sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede nulla”, ha concluso.
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