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Auto aziendali, il peso della fiscalità sul settore


09/05/2013

di Grazia Dragone

Politiche lungimiranti e di ampio respiro vengono auspicate per la ripresa del comparto noleggio auto


Auto aziendali, il peso della fiscalità sul settore Dall’ultimo rapporto sul settore del noleggio auto realizzato da ANIASA, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria, emerge come “La crisi dei mercati internazionali tocca anche il settore dell’auto aziendale e del noleggio veicoli. Occorre rivedere la fiscalità sull’auto aziendale: le imprese italiane sostengono oggi costi superiori ai competitor europei che ne minano la competitività. Agendo sulla leva fiscale il Governo riuscirebbe a liberare risorse finanziarie per le aziende, rimettere in moto il mercato dell’auto oggi in crisi e, nel medio periodo, garantirebbe maggiori entrate anche alle Casse dello Stato”.

Questo, è in sintesi, quanto è emerso durante la conferenza stampa di presentazione della dodicesima edizione del Rapporto annuale sullo stato di salute del comparto.
Le imprese rappresentate da ANIASA svolgono attività di locazione a breve e lungo termine, gestione di flotte aziendali (fleet management); locazione di veicoli industriali, servizi collegati all’uso del veicolo.

Mentre per le aziende associate, ANIASA cura la raccolta e l’elaborazione dei dati utili al monitoraggio del mercato dell’autonoleggio; promuove e gestisce il rapporto con le Istituzioni per lo sviluppo e la regolamentazione del mercato; tutela gli interessi degli associati in materia economica e fiscale; promuove iniziative utili a diffondere la cultura dell’autonoleggio.

Ritornando allo studio condotto da ANISA, la situazione recessiva del comparto automotive, in atto da oltre cinque anni, sta seriamente compromettendo il futuro di tutto il settore auto. Una crisi così profonda e inedita che ha visto scendere il mercato da 2,5 milioni (2007) a 1,4 milioni di immatricolazioni (–9% nel 2010, –11% nel 2011, –20 % nel 2012). Una riduzione complessiva del 44%, caratterizzata dal calo notevole degli acquisti dei privati, passati dal 73% al 66% del totale. La crisi perdura e i segnali di una possibile e auspicabile ripresa appaiono davvero lontani e quasi un miraggio.

L’intera filiera dell’automotive è investita dalla congiuntura a cui si aggiunge l’aumento della tassazione sul bene auto. Dopo un 2011 contrassegnato da indici positivi, anche il settore del noleggio auto presenta segni di sofferenza. Si sta verificando attualmente un lieve rallentamento del business.
Nel 2012 il settore del noleggio è sostanzialmente riuscito a tenere le posizioni grazie all’efficienza della propria struttura aziendale. Ulteriore aspetto è che il settore, pur sottoposto a oneri tributari e burocratici, sta continuando a garantire stabilità dei costi, funzionando come sostegno finanziario per le aziende in crisi di liquidità e con difficoltà nei fidi bancari, vessate dalla PA con il ritardo dei pagamenti.

Il 2012 vede un fatturato complessivo stabile (–0,7%), mentre la flotta conserva con circa 670.000 unità tra auto e furgoni la propria dimensione. La riduzione delle immatricolazioni (–15% per il settore, –22% per il breve termine e –11% per il lungo termine) è il risultato di un clima politico ed economico incerto.

La risposta del settore è stata improntata al massimo utilizzo della flotta esistente su tutto il territorio e in relazione alle esigenze della clientela. Notevoli risultano gli investimenti sul web. Per i servizi a lungo termine, la riduzione di immatricolazioni (–11%) è dovuta al calo degli indici di fiducia che ha indotto le aziende a concordare l’allungamento della durata dei contratti. Il comparto del lungo termine ha continuato, con quasi 165.000 immatricolazioni tra auto e furgoni a svolgere una funzione di traino del mercato, con un’incidenza di oltre il 10%.

Dopo un tormentato 2012, il 2013 è un anno di profonda difficoltà, registrando una flessione delle immatricolazioni sul primo trimestre vicina al 20%, un calo che prosegue da 18 mesi. La situazione è drammatica con proiezioni sull’intero 2013 che riportano il mercato indietro di 50 anni.
La questione è resa più complicata dall’incertezza generata dai risultati elettorali e dalla adozione di una politica di sostegno allo sviluppo economico. Il sistema dell’automotive rappresenta il maggior contribuente per le entrate tributarie, garantendo, fino al 2011, il 16,6% del gettito fiscale nazionale (pari a 67,8 miliardi di euro, il 4,4% del PIL).

E come principale filiera industriale nel nostro Paese, attraverso 3.500 aziende, occupa circa 1.200.000 addetti. Di fronte a tale contesto, è fondamentale che si agisca con lungimiranza sulla leva della fiscalità, individuando soluzioni in grado di riattivare il mercato e difendere l’occupazione.
Il mercato dell’auto aziendale, dopo aver per anni contribuito all’intero sistema, si trova in gravi difficoltà strutturali e subisce i un trattamento fiscale iniquo e penalizzante. In Italia la deducibilità è scesa dal 40 al 20%, mentre in UE arriva al 100%.

Appena a regime Parlamento e Commissioni di Camera e Senato, occorre riprendere i lavori del disegno di legge sulla delega fiscale, interrotti dalle dimissioni del governo Monti, ricordandosi che proprio a dicembre 2012 era stato condiviso il riordino della tassazione dell’auto, in base a principi di progressività, gradualità e con un forte sistema di monitoraggio correttivo. L’importante a questo punto è tradurre subito le parole in azioni.


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