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Google crede e investe 250 milioni in Uber


25/08/2013

di Gianluca Maxia

Il colosso di internet decide di investire nell´applicazione che ha fatto rivoltare i tassisti italiani, ma che in tutta Europa ottiene sempre più consensi ed utilizzatori


Google crede e investe 250 milioni in Uber Sono due gli elementi che hanno convinto Google Ventures, la società di investimenti di Google, ad investire in un singolo progetto una somma vicina ai 250milioni di dollari dei 300 che ogni anno vengono messi a budget. Il primo è la facilità con cui Uber riesce ad incrementare i propri guadagni, gli esperti confermano una crescita mensile del 18%, il secondo è il valore dell'azienda che, round dopo round, è valutata 3,5 miliardi di dollari e accarezza l'idea di affacciarsi alla borsa, forte anche dell'esperienza accumulata da alcuni degli investitori tra i quali spiccano, oltre a Google, anche Menlo Ventures e Goldman Sachs.

Le auto di Uber sono solitamente berline nere, superiori per comfort ai normali taxi, che girano costantemente per la città e alle quali vengono smistate le richieste dei clienti. Il processo si svolge grazie a un’applicazione per smartphone che invia automaticamente le coordinate GPS del cliente al centralino e che calcola in anticipo la tariffa della corsa e la addebita poi sulla sua carta di credito. Il servizio è rivolto a chi è disposto a spendere una cifra maggiore rispetto all’utilizzo del taxi e infatti a parità di percorso le tariffe sono superiori del 20-30 per cento, anche se nel periodo di lancio iniziale c’erano diversi sconti e agevolazioni.

Martedì 30 luglio il Comune di Milano ha pubblicato sul suo sito una “determina dirigenziale” che “fissa le modalità e i limiti operativi per il servizio di autonoleggio da rimessa con conducente” nel territorio del Comune. È un provvedimento esplicitamente rivolto a Uber. Milano è stata la prima città in Italia in cui è stato attivato il servizio, che gli utenti apprezzano molto ma che ha causato subito grandi proteste tra i tassisti, che hanno denunciato una concorrenza sleale.

Stabilire se questo servizio offerto da Uber rappresenti una concorrenza sleale nei confronti dei tassisti non è compito di chi scrive e sicuramente è cosa soggetta ad interpretazione; fatto non interpretabile è la sempre maggiore diffusione di questo servizio in altri paesi europei e negli USA. Diffusione che altro non rappresenta se non il sempre maggiore gradimento dei clienti. Il messaggio è molto chiaro, e lanciato dagli stessi fruitori del servizio: il servizio di trasporto persone in Italia deve essere modernizzato, i tassisti devo decidersi ad offrire un servizio più moderno, capace di intercettare i bisogni dei clienti mettendo al centro anche le loro esigenze di prenotazione del servizio stesso, e come fa Uber di presentazione delle tariffe prima di effettuare il servizio.


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