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Marchionne ai sindacati: basta con le solite cantilene


10/04/2010

di Giovanni Iozzia

L’amministratore di Fiat chiede maggiore realismo e punta al modello cinese, la risposta polemica del leader Cgil Epifani


Marchionne ai sindacati: basta con le solite cantilene E’ stato un Sergio Marchionne a tutto tondo quello che è intervenuto alla Tavola Rotonda del convegno del centro Studi di Confindustria a Parma, che si è svolta davanti ad un’attenta e folta platea di industriali. L’amministratore delegato della Fiat ha toccato parecchi punti sensibili.
«L’industria ha l’obbligo di creare tutte le condizioni per competere – ha detto tra le altre cose - e se Termini Imerese non regge le sfide del mercato, il Lingotto non può chiudere un occhio. Ma non si tratta solo di un problema della Fiat, che ha 230.000 dipendenti in tutto il mondo e quando parliamo di Termini Imerese ci riferiamo a 1.300 operai nel contesto di 230.000 persone affidate a noi. Capisco benissimo il problema locale. La gente di Termini deve essere messa nelle condizioni di guardare avanti. Il 31 dicembre 2011 sarà l'ultimo giorno di produzione delle vetture».
Marchionne ha poi invitato i sindacati a confrontarsi sulle grandi tematiche dello sviluppo e dell’economia per puntare ad un rinnovamento definitivo sul sistema di fare impresa: «L’industria deve farlo con l’aiuto dei sindacati, che, invece di ripetere sempre le stesse cantilene, invece di dire questo non si può fare e questo non si può chiudere, devono lavorare per il sistema. Sono disposto a lavorare con i sindacati, con umiltà, rimboccandomi le maniche, per trovare una soluzione congiunta».
«L’unica cosa che non dobbiamo fare – ha auspicato Marchionne - è picchiare su un’azienda che sta cercando di competere. Fiat sta investendo 8 miliardi, di cui due terzi in Italia, più di questo non posso fare». Ed infine lancia un allarme: «Lo sviluppo della Cina è una delle cose che dobbiamo capire con chiarezza: o riusciamo a eliminare questi dislivelli competitivi, altrimenti il futuro dell'industria italiana ed europea è in pericolo. Il 10% di quello che producono è sufficiente a distruggere il nostro prodotto interno lordo».

Il dibattito, moderato dal direttore del Corriere della Sera Ferrucio De Bortoli, ha visto anche la partecipazione del presidente della Piaggio Roberto Colaninno, del Commissario europeo per l'industria e l’imprenditoria Antonio Tajani e del segretario della Cgil Guglielmo Epifani. Ovviamente, quest’ultimo ha replicato con durezza.
«Io in Cina vorrei anche la libertà di associarsi come sindacato – ha precisato il leader sindacale - la libertà è anche questa. Altrimenti si importa un modello che comprime la libertà e i diritti. Non si può pensare che tutto si comprima sui diritti e la libertà dei lavoratori».
«Il sindacato – ha spiegato Epifani – vorrebbe solo che la Fiat mantenesse la sua produzione in Italia ma anche se la Fiat resta l’unico produttore di auto sul nostro territorio nazionale, se il destino dell’auto nel nostro Paese è il destino di una sola azienda, allora la cosa non funziona. Bisogna che ci sia reciprocità, cioè se le nostre aziende investono all’estero, allora le imprese straniere devono venire a investire in Italia».
Pronta la replica di Marchionne che ha ironizzato: «Apprezzo il suo intervento per migliorare la qualità della vita in Cina, ma la cosa importante è la competitività di questo Paese».
Uno scontro, non troppo diplomatico, che in un certo senso anticipa il dibattito che si aprirà il 21 aprile, giorno in cui la Fiat presenterà ufficialmente il suo piano di sviluppo industriale che il sindacato, senza peraltro avere alcuna certa anticipazione, ritiene già non favorevole ai lavoratori.
A chiudere l’involontario gag interviene, suscitando l’ilarità dei 5 circa mila imprenditori presenti, Colaninno con una battuta: « Io ho un'idea sulle esportazioni: esportiamo Epifani in Cina...». Nonostante l’auspicato tentativo di dialogo, la distanza tra impresa e sindacato resta ancora molta.
Presente al botta e risposta Li-Gang Liu, cinese, direttore economico di Anz Banking Group, che capisce tutto e si diverte perfino.


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