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Fiat: reintegrati i tre operai licenziati
11/08/2010
di Riccardo Angelo Colabattista
La Casa torinese li aveva licenziati a metà luglio per alcuni scioperi. Il Giudice del Lavoro ha considerato antisindacale la scelta dell’azienda
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Lo scorso 13 e 14 luglio la Fiat aveva licenziato tre operai dello stabilimento di Melfi, due dei quali delegati della Fiom. Questa mattina (mercoledì 11 agosto) si è appreso direttamente dal segretario nazionale della Fiom, Emanuele De Nicola, che i tre licenziamenti sono stati considerati dal giudice del lavoro di carattere antisindacale e, quindi, sono stati reintegrati completamente dall’azienda.
Secondo il giudice del lavoro, inoltre, il licenziamento ha avuto un carattere antisindacale perché voleva colpire proprio la Fiom, «un’organizzazione notoriamente protagonista, a seguito di determinate scelte politiche dell’azienda e di organizzazione del lavoro, di una serrata critica nei confronti di tutte le società facenti capo al gruppo Fiat».
Si chiude così una pagina spiacevole legata alla Fiat e agli scioperi che hanno interessato i vari stabilimenti nei mesi scorsi. Soddisfatto il segretario generale della Fiom Maurizio Landini secondo il quale la sentenza «dimostra la volontà antisindacale di Fiat e conferma l'importanza dello statuto dei lavoratori in un momento in cui il Governo ha annunciato di volerci mettere mano». Dalla Cisl si sottolinea la necessità da parte della Fiat di ricercare un consenso tra gli operai invece di continuare su una strada repressiva nei loro confronti. «Serve una collaborazione più costruttiva con il sindacato – fanno sapere dalla Cisl -, non si può gestire un'azienda nuova con vecchi rapporti sindacali».
Adesso che il contenzioso è stato chiuso i sindacati si sentono pronti a riaprire un dialogo con i vertici della casa torinese. È il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, a riaprire le porte. «La sentenza dimostra di come noi avessimo ragione e che la Fiat può sbagliare in alcune sue decisioni. Adesso, come sempre, siamo pronti a riaprire un dialogo che possa mettere in campo relazioni sindacali più leali e corrette affinché ne possano beneficiare gli operai e, di conseguenza, anche l’azienda».
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