La Fiat fa ricorso contro il reintegro degli operai licenziati 21/08/2010 di Fabiana Muceli L´azienda, nel documento, definisce come “palese responsabilità” il ruolo dei 3 operai coinvolti nel blocco produzione Sui lavoratori della Fiat licenziati a luglio, reintegrati poi dal giudice del lavoro Emilio Mino il 9 agosto, ancora polemiche. L'azienda torinese non vuole accettare la decisione e, come annunciato, ha presentato ricorso, un documento di 53 pagine depositato nella cancelleria del Tribunale di Melfi. Le motivazioni del lingotto farebbero riferimento a una “palese responsabilità” dei tre operai coinvolti, rei -secondo quanto sostenuto dalla Fiat - di aver bloccato la produzione, impedendo il diritto di voto ai lavoratori non scioperanti (circa 1.750, contro i 50 che invece hanno preso parte alla protesta). La manifestazione in questione, è quella messa in atto ad inizio luglio e che prevedeva il blocco del carrello di rifornimento per la catena di montaggio, a seguito della quale i tre operai vennero licenziati. Il ricorso contro il decreto del giudice del lavoro è stato depositato dai legali della Fiat, gli avvocati Bruno Amendolito, Francesco Amendolito, Maria Di Biase, Grazia Fazio, del Foro di Bari e Diego Dirutigliano e Luca Ropolo, del Foro di Torino. La Fiat tenta di capovolgere la decisione che ha permesso il reintegro di Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli, con la motivazione di “condotta antisindacale della Fiat nei confronti della Fiom-Cgil”. Non è mancata la replica immediata dei sindacalisti sul ricorso aziendale, che viene definito “nuovo atto di guerra ai lavoratori”. Bisognerà attendere il 6 ottobre per la prima udienza, data decisa dal giudice del lavoro del Tribunale di Melfi, Amerigo Palma.

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