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Fiat sposta la produzione di SUV Jeep e Alfa Romeo in America


01/09/2011

di Gianni Lo Russo

Il rafforzamento dell’euro ha reso i costi produttivi in Europa troppo elevati. I sindacati temono per i lavoratori


Fiat sposta la produzione di SUV Jeep e Alfa Romeo in America Fiat parlerà sempre più americano. Nei progetti della Casa del Lingotto vi è infatti, la concreta intenzione di spostare la produzione dei SUV marchiati Jeep e Alfa Romeo dallo stabilimento di Mirafiori agli stabilimenti del Nord America. A Torino, differentemente, la produzione si concentrerà sulla realizzazione di una nuova city car. A riportare questa notizia è stata l’agenzia di stampa Bloomberg che ha citato fonti molto vicine alla società.

La decisione di spostare la produzione in America è dovuta all’inaspettato rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro che ha reso la produzione di veicoli destinati agli USA molto più onerosa. Lo scorso mese di novembre, Fiat con un investimento di un miliardo di euro annunciava di voler produrre 280.000 SUV Jeep e Alfa Romeo nello stabilimento di Mirafiori. Ma all’epoca non aveva fatto ancora i conti con la rivalutazione dell’euro che da allora ha guadagnato sul dollaro circa il 9%. Secondo i piani della Casa torinese la produzione sarebbe dovuta partire nel quarto trimestre 2012 ma il rafforzamento dell’euro ha bloccato tutto.

Sulla questione si è espresso Marco Santino, analista economico di At Kearney, una scelta del genere “avrebbe molto senso” perché “gli Stati Uniti manterrebbero il Know How sulla produzione di SUV, aumenterebbe il lancio del marchio Alfa Romeo in Nord America e renderebbe i veicoli più competitivi a causa dell’abbassamento dei costi di produzione”.

Lo spostamento di produzione, secondo il Lingotto non dovrebbe produrre effetti negativi sui 5.000 operai dello stabilimento di Mirafiori che saranno impegnati nella costruzione di una nuova city car. Nell’incontro che si terrà in data odierna il management unificato Fiat-Chrysler dovrà prendere una decisione che non penalizzi gli operai italiani, giustamente preoccupati per questa delicata situazione.

A difesa dei lavoratori Fiat sono scesi in campo i sindacati. Fim, Uilm, Fismic e associazione capi e quadri Fiat hanno inviato nella giornata di ieri una lettera d’incontro urgente con la società. Intanto, Giorgio Ariaudo, responsabile Auto della Fiom, ha dichiarato: “E’ evidente che non esiste più un piano produttivo di riferimento. L’azienda ha ottenuto di avere le mani libere rispetto al Paese e a Torino … Se fosse vero che all’Italia è destinata solo la produzione di auto a basso margine come Panda o citycar, le prospettive restano incerte”.

Susanna Camusso, segretaria generale della CGIL ha suggerito: “bisogna smettere di fidarsi di telefonate ed amici. Il Governo faccia quello che non ha fatto in questi due anni. Convochi un tavolo e chieda a Fiat impegni scritti sul piano investimenti”. Sono però piovute critiche sulla Camusso, che è stata attaccata da Pino Viola, delegato Fiom, circa l’accordo di CGIL e Confindustria dello scorso 28 giugno. Il riferimento è all’art. 8 della manovra governativa che ha permesso la deroga dei contratti nazionali quando vi sia espressa volontà dei lavoratori della fabbrica. La risposta della segretaria generale sulla questione è stata: “Gli accordi si onorano, ma è chiaro che la CGIL continuerà a lottare contro qualunque accordo che tenti di derogare alle leggi nazionali”.


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