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Fiat: stop nazionale della produzione per due settimane
27/01/2010
di Fabiana Muceli
Trentamila dipendenti in cassa integrazione dal 22 febbraio al 7 marzo. Marchionne: decisione presa per il crollo degli ordinativi
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Poco meno di una settimana fa, l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne si diceva soddisfatto dei risultati del 2009 e fiducioso per il nuovo anno, dichiarando che i mancati incentivi statali non sarebbero stati un problema per il Lingotto. E lo faceva in un'occasione positiva per il gruppo torinese, al margine degli Uk-Italy Business Awards, dove aveva ricevuto dal governo britannico il premio come azienda investitrice dell'anno in Inghilterra. Veri e propri segnali di ottimismo, insomma, che aprivano uno spiraglio di luce anche per le situazioni più critiche come quella di Termini Imerese.
E poi l'annuncio: due settimane di cassa integrazione in tutti gli stabilimenti Fiat in Italia. Una decisione presa per riparare al crollo degli ordinativi nel mese di gennaio e che arriva a due giorni dalla riunione del tavolo di discussione per l'impianto siciliano. I lavoratori di Mirafiori, Melfi, Cassino, Pomigliano, della Sevel e persino quelli di Termini Imerese, circa 30 mila operai in tutto, resteranno fermi dal 22 febbraio al 7 marzo.
Secondo Marchionne, dopo il periodo positivo di fine 2009, gli ordini raccolti a gennaio si sono drasticamente ridimensionati ad un livello ancora più basso di quello registrato a gennaio dell'anno scorso, quando il mercato era in grave crisi. Anche in quel caso, il Lingotto subiva l'assenza degli incentivi. Si prevede che l'andamento negativo continui, quindi via all'adeguamento dei livelli produttivi alla domanda, con uno stop nazionale della produzione.
Per i sindacati si tratta di un segnale contraddittorio, dato che la Fiat produce sul territorio nazionale meno macchine di quelle che potrebbero essere acquistate. Una situazione paradossale, secondo il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini, visto l'annuncio della distribuzione agli azionisti del dividendo di 237 milioni di euro. Per le parti sindacali, si tratterebbe di un'azione di pressione sul governo nel momento in cui si discute se reintrodurre o meno gli incentivi auto e che però può avere delle pesanti ripercussioni sui lavoratori.
L'annuncio ha spiazzato anche l'esecutivo. Per il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, è una decisione a freddo che interrompe in qualche modo il filo del dialogo sociale e che potrebbe condizionare il confronto in programma venerdì, quando al ministero dello Sviluppo economico si ritroveranno al tavolo azienda, governo e sindacati per discutere dell'impianto di Termini Imerese. E proprio nell'impianto siciliano continua la protesta: gli operai hanno fermato l'accesso dei tir che trasportano i pezzi per l'assemblaggio delle auto. Prosegue poi la mobilitazione di un gruppo di dipendenti della Delivery Mail, ditta di pulizie che aveva in appalto la raccolta del materiale di scarto: i lavoratori sono sul tetto di un capannone da otto giorni. Proteste anche a Pomigliano d'Arco, dove ieri 38 dipendenti licenziati dalla Fiat hanno occupato il tetto del municipio, minacciando di darsi fuoco.
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