In un mondo che corre verso l’elettrico e le stringenti leggi sull’omologazione, Pagani continua a scolpire emozioni, ad indossare eau de 100 octane e mise in carbonio
Ci sono stand e poi c’è quello di Pagani. Ad Auto e Moto d’Epoca, in programma a Bologna dal 23 al 26 ottobre, il piccolo atelier emiliano è tornato, ma non per esporre auto, bensì per ricordare a tutti cosa succede quando la bellezza sposa la follia meccanica: sul palcoscenico c’erano qualcosa come la Pagani Zonda HP Barchetta e la Pagani Huayra R. Sì, forse voi lo state pensando, ma io lo dico e lo sottoscrivo: è stato un raduno di divinità a dodici cilindri, o meglio un’ode al culto del Dio carbonio.
Pagani Zonda HP Barchetta La Pagani Zonda HP Barchetta è la lettera d’amore di Horacio Pagani alla sua stessa leggenda. Diciotto anni dopo la prima Zonda, lui decise di costruirsi un tributo – e non un modellino da scaffale, ma una Barchetta vera, con tre soli esemplari al mondo: un concentrato di memoria ed ingegneria che sembra uscita da un sogno dalla trama in fibra di carbonio e kevlar. Dentro, i sedili in tartan omaggiano Juan Manuel Fangio, l’uomo che per Pagani ha trasformato la velocità in poesia; mentre sotto il cofano un V12 Mercedes-AMG aspirato – l’ultimo dinosauro della specie – urla, canta, vibra e ti fa capire cosa significhi avere un’anima meccanica. Con 1.250 kg di peso a secco ed un monoscocca in Carbo-Titanio e Carbo-Triax HP52 (materiale made in Pagani), la Barchetta è praticamente una piuma vestita da scultura. Le sospensioni Öhlins, i freni Brembo in carboceramica ed ogni singola vite sono un’autentica ossessione di ricerca alla perfezione meccanica. Non è un’auto: è una dichiarazione d’intenti. Ed il cliente? In questo caso, il cliente è Horacio stesso. Chi altri, dopotutto, avrebbe l’arroganza — ed il diritto aggiungerei — di costruirsi un’auto per celebrare la propria leggenda?
Pagani Huayra R La Pagani Huayra R è invece la versione di Pagani che grida sesso droga e rock’n’roll, solo che invece di corde di chitarra elettrica ha un V12-R da 6 litri sviluppato con HWA, che si traduce in 850 cavalli ed una zona rossa che arriva a 9.000 giri/minuto. È semplicemente un’auto da pista e nient’altro. Senza targa, senza compromessi, senza la minima intenzione di sembrare civile; il motore pesa appena 198 kg e suona come una Formula 1 degli anni ’80. Con un monoscocca in Carbo-Titanium HP62-G2 (modo figo per dire High Performance di livello 2), 1.050 kg complessivi e freni Brembo, la Huayra R trasforma ogni curva in un’esperienza mistica: è come pensare di danzare con un jet privato. Qualora avessi la fortuna di possederne una, Pagani avrebbe un invito per te all’evento Arte in Pista: non si tratta di dipingere una tela fra il paddock ed i box, ma piuttosto scatenare la propria creatura tra i cordoli con l’assistenza del team ufficiale e piloti professionisti. Attenzione però, non è un semplice track day, ma la definirei più una messa cantata per cultori della velocità.
Pagani Rinascimento Domanda: e quando il tempo passa e la vernice inizia a mostrare le prime rughe? È qui che entra in scena Pagani Rinascimento, il programma di restauro ufficiale dove ogni vettura rinasce come un’opera d’arte sotto le attente e sapienti cure modenesi.
Pagani continua a scolpire emozioni In un mondo che corre verso l’elettrico in scia alle stringenti normative sull’omologazione, Pagani continua a far sognare, scolpendo emozioni, indossando eau de 100 octane e mise in carbonio: semplicemente queste sono auto che non chiedono permesso, ma esigono rispetto.
Ed a Bologna, tra le luci dei padiglioni e l’odore di passato ricordano a tutti che questa bellezza, quando urla a 9.000 giri/min, non ha rivali – aggiungerei che in realtà anche da ferma avrebbe da dire tanto...