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Libia, Eni pronta al rientro
23/08/2011
di Giovanni Iozzia
Se la guerra finisse velocemente la compagnia italiana potrebbe tornare ai normali livelli di produzioni entro due anni
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La situazione che è maturata nelle ultime ore in Libia sta creando in Borsa un forte beneficio all’Eni. Il titolo della compagnia petrolifera italiana ha subito un forte rialzo per diversi giorni di seguito. L’Eni, infatti, è l’impresa italiana con maggiori investimenti nel paese nord-africano, dove è presente sin dal 1959.
In particolare l’Eni aveva avuto grandi vantaggi dal buon rapporto tra Berlusconi e Gheddafi. Tra il 2000 e il 2010 aveva investito in Libia circa 50 miliardi di dollari, creando anche oltre 5 mila posti di lavoro. Nel decennio successivo, cioè fino al 2020, erano previsti investimenti per quasi 10 miliardi di dollari mentre le concessioni rilevate arrivavano fino al 2045. L’interruzione a causa delle guerra era quindi stato un colpo durissimo.
Solo per fare un esempio, sono mesi ormai che il grande gasdotto Greenstream, che porta il gas dalla Libia all’Italia, è chiuso e svuotato. Da lì nel 2010 erano transitati 9,4 miliardi mc di gas, pari all’11% dei consumi nazionali.
«Sicuramente si riapre un mercato che per noi si era interrotto – ha detto il presidente dell’Eni, Giuseppe Recchi – e che rappresentava il 13% del nostro fatturato ma soprattutto dal punto di vista del Paese si riapre una fonte di materie prime di gas e di petrolio». «Un conflitto che con l'interruzione della fornitura di materie prime ci penalizzava particolarmente - ha aggiunto Recchi - perché serviva a garantire il fabbisogno italiano. Ma il fattore più positivo è soprattutto che si interrompe una guerra, per cui - ha concluso Recchi - dal punto di vista umanitario è una soluzione che tutti auspicavamo succedesse in fretta».
Per il marchio del Cane a sei zampe la partita in questo momento è molto delicata. Il conflitto non ha danneggiato gli impianti e quindi, quando sarà tornata la calma, le attività potranno essere riprese velocemente. Intanto i vertici di Eni hanno aperto da tempo un canale di dialogo con il Consiglio transitorio di Bengasi.Il governo di Gheddafi aveva bloccato la produzione e l’esportazione di greggio sia per problemi connessi alla rivolta sia per ritorsione nei confronti dei Paesi Occidentali. La ripresa dell’attività sarebbe un fatto importantissimo perché la Libia forniva e si ritiene che abbia ancora riserve per 44 miliardi di barili. Un ritorno alla normalità sarebbe determinante per fare scendere il prezzo del petrolio.
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